Avete Rotto Il Cazzo

Io fumo le Lucky
Ettore Madelai, 39 anni tutto sommato ben portati e fresco fresco di divorzio, si accese una sigaretta e si sistemò in posizione meditativa, sarebbe a dire stravaccato sull'adorato divano e con i testicoli in una mano e poi nell'altra, a intervalli regolari di cinque minuti. Stava cercando di abituarsi nuovamente all'idea di avere una vita notturna. Il Pantofolaio, come avevapreso a chiamarlo la moglie già cinque anni prima, non aveva più messo il naso fuori casa dal giorno del matrimonio. Se si escludono una decina di cene di lavoro e tre aperitivi, che la ex moglie avrebbe sempre ricordato con l'affetto che lui provava nel ricordare la formazione dell'Italia ai mondiali dell'82, si può tranquillamente affermare che aveva trascorso i suoi ultimi cinque anni da sveglioin tre soli luoghi: il salotto, la macchina, l'ufficio. Si trovava bene in quei cantucci di privata ed assoluta libertà, e anzi provava un certo disagio a ricevere ospiti in casa o clienti in ufficio. Per gli autostoppisti era più semplice: bastava tirar dritto facendogli il dito. Ogni volta che qualcuno invadeva i suoi esigui spazi vitali, gli pareva che questi non fossero più gli stessi, cheperdessero un'intimità e una perfezione faticosamente costruite. L'odore di sigaretta tostata che regnava, pazientemente instaurato un pacchetto dopo l'altro, veniva disturbato da una porta che si apriva, da qualcuno che si affacciava, da qualche segretaria troppo zelante e profumata che gli portava la posta. Allo stesso modo era inevitabile che qualche oggetto venisse spostato, accidentalmenteurtato, mutando la forma delle sue certezze e facendole così scadere di quel poco che bastava per gettarlo in una sorta di depressione. Queste, erano le sole cose che gli parevano importanti, e tutto ciò di cui aveva bisogno: il salotto, il sedile della sua alfa 33 color panna, la poltrona dell'ufficio e un pacchetto di lucky strike che non doveva mai esser né pieno né vuoto. E, fino a un mese prima,sua moglie Loredana. - Mi sono rotta i coglioni. Queste, prima di sbattere la porta di casa lasciandolo inebetito sul divano per almeno 2 ore, erano le uniche e le ultime parole che la moglie gli aveva detto. I successivi contatti li aveva intrattenuti con
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l'avvocato di Loredana, un tipo untuoso e omosessuale che ogni volta che apriva bocca faceva dell'ironia idiota sulle coppie etero, finoal definitivo divorzio di fronte al giudice. Che era stata anche l'unica occasione in cui l'aveva rivista, più bella che mai, senza che lei lo degnasse di uno sguardo, né di una parola. Era stata dura, e anzi a pensarci bene era diventata sempre più dura man mano che i giorni erano trascorsi senza novità di alcun genere. Il ragionamento di Ettore, meditabondo sul divano, fu piuttosto semplice e siconcluse insieme alla sigaretta. Problema: la mia vita sembrava pressoché perfetta fino a due mesi fa, ora è più o meno un inferno di depressione e solitudine. Dati: l'unica cosa che è cambiata da due mesi a questa parte è che mia moglie mi ha piantato. Soluzione: sveglia, Ettore. Senza porre tempo in mezzo, il Madelai si alzò dal divano, raggiunse il bagno fumando un'altra cicca, e si mise incaccia di deodoranti, saponi, gelatine per capelli, fili interdentali e quant'altro. Dieci minuti più tardi si affacciò in strada, lucido e stipato in un paio di vecchi jeans che non indossava da più di un lustro, e anche se la cosa a questo punto non stupirà nessuno, in bocca aveva una sigaretta, ancora spenta. Era tutto lì: Ettore Madelai, sulla soglia di casa, pronto a tornare alla ribalta colsuo cicchino tra le labbra. Con la vecchia autoradio che cominciava a digerire malvolentieri le cassette, Ettore iniziò a roteare la manopola in cerca di una stazione che trasmettesse qualcosa di almeno ascoltabile: al terzo giro anda e rianda decise di fermarsi intorno ai 90 megahertz, precariamente sintonizzato sull'unica cosa che stesse trasmettendo note non completamente elettroniche. Buon...