Derechos fundamentales

Brescia, 28 aprile 2009



La tutela dei diritti fondamentali nelle società multiculturali

di Paola Parolari
(testo provvisorio)






A sessant’anni dall’approvazione della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, la cultura dei diritti che ne è frutto ed espressione è bersaglio di sempre più diffusi tentativi di delegittimazione. In particolare, sono numerosi coloroche, rivendicando la pluralità dei valori che possono informare culture differenti, mettono in discussione l’universalità dei diritti fondamentali in relazione al loro fondamento, ai termini nei quali ne è generalmente declinato il catalogo, e all’opportunità di una loro tutela più ampia, non solo a livello internazionale e sovranazionale, ma sempre più spesso anche a livello nazionale. Conl’intensificarsi dei flussi migratori, e con la conseguente trasformazione delle società nazionali in senso multiculturale, si moltiplicano infatti le istanze identitarie che, nel rivendicare il riconoscimento della diversità culturale da parte dello Stato, possono porsi in conflitto con la tutela di quei diritti fondamentali che sono sanciti nella Costituzione.
Nelle pagine che seguono, vorreiprovare a evidenziare alcune principali questioni problematiche che nelle società multiculturali complicano il problema della concreta tutela dei diritti fondamentali all’interno dell’ordinamento giuridico statale (§ 1.), soffermandomi in modo particolare sulla questione paradigmatica dei cosiddetti reati culturalmente motivati (§ 2.). Quindi, preso atto della complessità e problematicità delrapporto tra rispetto della diversità culturale e tutela dei diritti fondamentali, vorrei suggerire qualche breve riflessione circa i termini di una possibile conciliazione tra queste due diverse istanze (§ 3.).

1. Cultura, diritti fondamentali e diritto statale
Nelle società oggi sempre più multiculturali si moltiplicano le istanze di riconoscimento identitario avanzate da coloro che, inragione della propria diversità culturale, vivono una condizione di (potenziale) conflitto normativo, da coloro che, cioè, si sentono vincolati ad imperativi morali, regole sociali o precetti religiosi che possono presentare contenuti incompatibili con quelli delle norme dell’ordinamento giuridico dello Stato. Inoltre, poiché la maggior parte di queste persone sono immigrati, cittadini di Stati diversirispetto a quello in cui risiedono, il conflitto può insorgere altresì tra le norme dell’ordinamento giuridico dello Stato ospite e le norme dell’ordinamento giuridico dello Stato di provenienza. Quest’ultima ipotesi presenta risvolti particolarmente critici quando le norme dell’ordinamento giuridico dello Stato di provenienza confliggano con i limiti dell’ordine pubblico: in questo caso,infatti, i tradizionali strumenti del diritto internazionale privato possono non essere sufficienti a colmare lacune normative che, come si accennerà a proposito della poligamia, lasciano aperti delicati problemi pratici.
Le soluzioni giuridiche adottabili dallo Stato per risolvere o comunque comporre questo tipo di conflitti normativi possono essere di vario genere, secondo la natura dei valoriin conflitto.
In particolare, in alcuni casi le rivendicazioni a tutela dell’identità culturale incidono su beni e valori ritenuti in ultima analisi “sacrificabili” in base alle norme dell’ordinamento giuridico dello Stato, e pertanto il loro accoglimento non sembra essere troppo problematico. In molti di questi casi, infatti, l’identità culturale viene di fatto tutelata attraversol’attribuzione dei cosiddetti diritti culturali sia negativi, intesi come di diritti di non interferenza, sia positivi, intesi come pretese ad una prestazione da parte dello Stato o di privati[1]. Quanto ai diritti del primo tipo si pensi, ad esempio, alle deroghe alle norme sulla macellazione degli animali che molti Paesi europei, tra cui l’Italia, hanno concesso in favore della macellazione rituale...