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Páginas: 42 (10307 palabras) Publicado: 28 de noviembre de 2010
LO STRETCHING: UNA VISIONE CRITICA
Facoltà di Scienze dello Sport dell'Università di Lione (Francia) Scuola Universitaria Interfacoltà in Scienze Motorie di Torino (Italia) Preparatore atletico F.C. Internazionale (Italia)

Gian Nicola Bisciotti

INTRODUZIONE Lo stretching si può sicuramente annoverare tra le metodiche d'allenamento maggiormente utilizzate nell'ambito delle più svariatediscipline sportive; la sua capillare diffusione non ha infatti conosciuto soste sino dal momento in cui la sua pratica è stata diffusa e razionalizzata sopratutto da Anderson (1), senza dubbio il più noto dei suoi promulgatori, tanto da esserne praticamente considerato come il "padre fondatore". Ma anche altri Autori, come ad esempio Sölveborn (2), oppure Heyward (3) hanno contribuito alla suapromulgazione. Tuttavia, nonostante questo sua crescente diffusione e l'innegabile successo riscosso nella maggioranza delle discipline sportive, lo stretching è oggi l'oggetto di numerose controversie interpretative che ne stanno mettendo in discussione sia l'efficacia, che l'effettiva utilità. Il termine di "controversie interpretative", non è stato utilizzato casualmente, in effetti molte delledivergenze di opinione sull'efficacia e l'utilità della pratica dello stretching, nascono da una diffusa "confusione concettuale" che molti dimostrano di avere nei confronti delle basi fisiologiche e metodologiche dello stretching stesso (4). Lo scopo di questa "review" è appunto quello di cercare, per quanto possibile, di fare chiarezza, in termini metodologici e fisiologici sullo stretching,mettendo a confronto le due "linee di pensiero dicotomiche" oggi esistenti a questo riguardo, soprattutto chiarendo sia "quello" che "quanto" sia giusto attendersi da una pratica regolare e razionale di questa metodica. IL CONCETTO DI FLESSIBILITÀ Per poter ben comprendere i meccanismi d’ordine fisiologico che sono alla base dello stretching, non ci si può esimere da una chiarificazione dal concettodi “flessibilità muscolo-articolare”. Per flessibilità muscolo-articolare s’intende la capacità di movimento di un muscolo e/o di un articolazione nell’ambito della loro totale estensione di movimento (full range of motion) (5, 6). Tuttavia, molto spesso il concetto di flessibilità viene assunto come sinonimo di elasticità, il che costituisce, da un punto di vista biomeccanico e fisiologico, ungrossolano errore. Meccanicamente infatti l’elasticità è definibile come la proprietà di un corpo, che subisce una deformazione causata da una forza esterna, di riprendere, almeno parzialmente, la forma ed il volume iniziali. In ambito fisiologico quindi l’elasticità muscolo-tendinea è la capacità dell’unità muscolo-tendinea (UMT) di elongarsi nel corso della fase eccentrica del movimento (quindipossedere una sufficiente compliance) ed immediatamente dopo, grazie ad un adeguata rigidità (ossia stiffness), poter effettuare una repentina fase di contrazione concentrica, restituendo in tal modo, sotto forma di lavoro meccanico, l’energia elastica potenziale accumulata nel corso della fase eccentrica. L’elasticità muscolare è quindi il risultato di un giusto compendio tra la stiffness e lacompliance del complesso muscolo tendineo, ed

assume particolare importanza in tutti i movimenti che prevedano una fase eccentrica immediatamente seguita da una contrazione di tipo concentrico, ossia nel corso di un ciclo, allungamento-accorciamento (stretch-shortening cycle) (7, 8). Chiarito questo basilare concetto, appare ovvio come da un piano di lavoro basato sullo stretching, sia logicopoter pensare di ottenere un aumento della compliance muscolare, in altre parole dell’estensibilità dell’UMT, e non della sua elasticità come molte volte si equivoca. Oltretutto è importante ricordare come non sempre un’aumento dell’estensibilità dell’UMT comporti parallelamente un aumento delle sue caratteristiche elastiche, molto spesso infatti si verifica l’esatto contrario (7, 8). LE BASI...
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