Experiencia Del Imigrante

Páginas: 5 (1012 palabras) Publicado: 21 de julio de 2011
Natale sarà sempre la festa della Speranza

Sona già quasi sette mesi che mi trovo in questo bel paese chiamato Italia, più precisamente in Lombardia, nella città di Bergamo. Una città abitata da diverse persone del mio paese d’origine, forse è stato anche questo uno dei motivi che mi hanno spinto a sceglierla.

Dopo l’estate anche l’autunno se n’è già andato e come immaginavo inizia a faredavvero freddo; comincio ad avvertire l’arrivo del primo inverno che passerò in Italia. Dell’estate appena trascorsa non so che dire: sensazioni completamente nuove per me, qualcosa che non ho mai visto né sentito prima.

Ogni tanto quando ero ancora in Bolivia ascoltavo alcuni racconti dei Boliviani che vivono in Italia da tanto tempo. Ora con molta amarezza mi sono reso conto che tutto quelloche avevo sentito dire purtroppo era vero: quelli che un giorno erano amici o colleghi oggi non lo sono più, ormai per loro sono diventato uno sconosciuto, ”UN RECIEN LLEGADO”, come chiamano tra loro, chi è “APPENA ARRIVATO”, nulla è rimasto… Sembra d’essere in un’altra vita, ognuno si occupa semplicemente di se stesso. Nel momento in cui ho vissuto la loro indifferenza verso di me, quando ci siamoritrovati, ho visto andare in mille pezzi tutti i ricordi, l’amicizia, i bei giorni trascorsi insieme, insomma tutto quello che avevamo costruito e condiviso nel nostro paese; questo, oltre al fatto che non conoscevo la lingua, mi ha trasformato in una persona chiusa, completamente sola, senza un parente o un amico vicino con cui parlare, in cui poter confidare, che lotta quotidianamente persopravvivere perché può contare solo su se stessa.

E’ dicembre e si percepisce nell’aria quella tranquillità che normalmente sentivo quando mi trovavo vicino ai miei, nel mio paese. Esco da casa, ho bisogno di camminare… Vedo tante cose meravigliose: luci e decorazioni natalizie, molta gente in giro per i negozi che compra regali e delicatezze alimentari d’ogni genere per festeggiare il Natale cheormai è alle porte. La nostalgia m’invade fino nel profondo, i ricordi riempiono di lacrime il mio cuore, ma qualcosa dentro di me… Una voce incoraggiante, mi dà la forza di non lanciare grida disperate d’angoscia.

Torno nella casa in cui abito, dove ho affittato uno dei cinque posti letto a disposizione in una piccola stanzetta… Non c’è nessuno. Le quattro donne con cui condivido la camerarientrano solo nel fine settimana perché lavorano come badanti. I proprietari e le loro figlie sono andati a passare la Vigilia dai parenti.

Sento in lontananza il suono delle campane che chiamano alla messa di mezzanotte, istintivamente apro la finestra e mi affaccio a guardare il cielo, le stelle e mi ricordo le parole che mi disse mia zia prima di partire: ”Quando ti senti solo e non riesci asconfiggere la tristezza, guarda il cielo, guarda le stelle sapendo che io e tutti noi le stiamo guardando pensando a te, a quanto ti vogliamo bene. Questo sarà il nostro modo per esserti sempre vicini”. Il freddo comincia a farsi pungente, chiudo la finestra e penso a cosa staranno facendo i miei cari in questo momento. Mi sento profondamente triste, la nostalgia mi toglie le forze e piano pianomi addormento.

Mi sveglio molto presto, è la mattina di Natale. Sento parlare fra loro i proprietari di casa questo mi fa stare bene; mi alzo dal letto velocemente, esco contento dalla mia stanza e cerco di capire da dove provengono le voci per raggiungere quelle persone e scambiare con loro gli auguri. Ma è tutto inutile, la mia presenza per loro, in quel momento, è più che altro fastidiosa,visto che hanno fretta di uscire per raggiungere i loro familiari. Mi liquidano velocemente con un semplice e freddo buongiorno. A questo punto non mi resta che rientrare nella mia stanzetta, sono proprio a terra… Sempre più triste guardo l’orologio, la mattinata sta passando, sono quasi le undici, si avvicina l’ora del pranzo e inizio a prepararmi qualcosa da mangiare.

I miei fratelli giocano...
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