Hannah Arendt: Una Filosofa Per La Città.

Páginas: 6 (1290 palabras) Publicado: 28 de octubre de 2012
HANNAH ARENDT: una filosofa per la città.














Hannah Arendt è una delle filosofe il cui pensiero ha segnato in maniera originale e determinante la storia della filosofia del Novecento: alcune sue teorie possono fornirci oggi uno strumento importantissimo per valutare e superare la crisi della politica, che induce pericolosi atteggiamenti di sfiducia, disinteresse eapatia.
Conoscerne l’opera e la vita è tuttavia ancora appannaggio di una ristretta elite (di donne, più che di uomini), mentre il suo lavoro ha sempre avuto come destinataria la collettività intera.
Nata il 14 ottobre 1906 a Hannover da una famiglia ebrea benestante, la Arendt si forma negli anni Venti del secolo scorso tra Berlino, Marburgo, Friburgo e Heidelberg, con maestri quali Husserl,Jaspers, il teologo Bultmann e Heidegger, di cui si innamora.
Nel ‘29 si laurea con una tesi sul concetto d’amore in Agostino e si sposa nel ‘30 con Guenther Stern, col quale compone un saggio su Rilke; nel ‘32 ultima il suo libro su Rahel Varnhagen, intellettuale ebrea vissuta a Berlino tra fine ‘700 e inizi ‘800.
Nel ‘33, costretta alla fuga dall’ascesa al potere di Hitler, la Arendt ripara inFrancia, dove lavora in un’organizzazione ebraica, continua la sua attività di studiosa e si sposa nuovamente nel ‘40 con Heinrich Bluecher. Dopo essere stata internata al Velodrome d’hiver di Parigi e poi nel campo di Gurs nella Francia non occupata, riesce a raggiungere il Portogallo e, di là, gli Stati Uniti. In America scrive per riviste ebraiche, tiene conferenze e insegna in diverseUniversità, mentre riflette sull’esperienza tragica del totalitarismo e dell’antisemitismo.
Tra il ‘48 e il ‘49, con alcune visite in Europa, Hannah riprende i contatti con Heidegger e Jaspers.
Nel ‘51 esce Le origini del totalitarismo, in cui il fenomeno viene visto come risultante dell’antisemitismo e dell’imperialismo, con caratteri comuni sia nella Germania nazista che nell’Unione sovietica staliniana.Nel ‘58 viene pubblicata Vita activa e, suscitando aspre polemiche, nel 1963 uscirà La banalità del male, la sua originale lettura della figura di Eichmann, responsabile nazista della Shoah, al cui processo ella aveva assistito a Gerusalemme come giornalista nel 1961 e nel ’62.
Sempre nello stesso anno, Hannah Arendt, sollecitata dalla direzione che il movimento studentesco americanosembrava prendere, allontanandosi dalle prime posizioni pacifiste e non violente, e stimolata dalla ripresa degli studi su Rosa Luxembourg, si impegna in una interessante riflessione Sulla rivoluzione. Questo testo diventò pochi anni dopo uno dei più letti e discussi nei campus universitari, poiché in esso la Arendt, mettendo a confronto la rivoluzione americana con tutte quelle che la seguirono fino alNovecento, ne mette in rilievo i caratteri libertari e democratici.
L’ultima fatica di Hannah Arendt, La Vita della mente, è, coerentemente con le questioni che ella stessa aveva sollevato, un’analisi sulle caratteristiche del pensiero, sulla sua peculiarità, sulla necessità di intrecciarlo strettamente con l’agire, se si vogliono evitare gli errori drammatici del passato.
Hannah Arendt muorenel 1975 a New York, per un arresto cardiaco, mentre sta scrivendo la parte conclusiva della Vita della mente, che ha il suo logico seguito nelle lezioni sulla Teoria del giudizio politico.
La sua figura è molto conosciuta nell’ambiente americano, dopo che in particolare il suo testo, On the Revolution del 1962, era diventato, assieme ai libri di Marcuse, una sorta di “bibbia” del movimentostudentesco del ’67 a Berkeley.
Ma la grandezza della Arendt sta nell’elaborazione di un originale pensiero filosofico e politico, che per molto tempo è stato misconosciuto o incompreso, come è accaduto ad altre grandi pensatrici, non solo del Novecento.
Il fatto è che le donne sono delle strane filosofe, sono fuori degli schemi, sono difficili da etichettare e da collocare, in particolare lo...
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