La Colombia Di Santos

-BREVE- Il primo anno da presidente Juan Manuel Santos, 59° presidente della Colombia, ha riacceso le speranze di pace degli abitanti di un Paese lacerato da quasi cinquant’anni di guerra civile e che ha prodotto 70 mila morti e 2 milioni di rifugiati.
Pur venendo dallo stesso partito del suo predecessore, il filostatunitense Uribe, Santos si è ritagliato un ruolo nuovo sullo scacchiereinternazionale.
Dopo la pesante crisi diplomatica del 2008 ha ristabilito rapporti di amicizia con Venezuela ed Ecuador, senza rinunciare all’alleanza strategica con gli Stati Uniti e con gli interessi delle multinazionali. Ha rilanciato l’economia con gli investimenti e ottimizzando la produzione di minerali e petrolio. Sul fronte interno ha varato una storica legge con cui si impegna a fornireassistenza, indennizzi, a restituire la terra ai milioni di colombiani sfuggiti alle violenze della guerra civile.

Stremata da una guerra civile che dura da più di quarant’anni, la Colombia vive un momento di transizione che può diventare l’inizio della salita dall’abisso.
Lo scontro tra i guerriglieri delle Farc e del’Eln, da un lato; e l’esercito appoggiato dai paramilitari e sostenuto daiproprietari terrieri, dall’altro, ha causato fino a oggi 70 mila morti, allontanando il sogno della pace e compromettendo l’immagine del Paese nel mondo.
Il nuovo corso porta il nome di Juan Manuel Santos, l’ex giornalista ed economista da un anno presidente della Colombia.
“La metamorfosi”. Così la stampa ama chiamare il riformismo del Santos, l’uomo di centro-destra che si è subito creato unospazio suo, nonostante il legame con l’ingombrante ex presidente, il radicale e filo statunitense Álvaro Uribe.
La rivoluzione silenziosa di Santos è stata finora possibile grazie a un coinvolgimento della maggior parte delle forze politiche colombiane, ad eccezione della sinistra radicale, e all’attuazione di politiche concrete che puntano a risolvere alcuni dei problemi atavici del Paese.L’immagine di una Colombia pericolosa, sanguinaria, e asservita agli interessi delle multinazionali e dei narcotrafficanti, non rende giustizia a un Paese pieno di risorse. Dalle ande innevate fino alle foreste pluviali, il suo ecosistema è tra i più complessi e variegati del tropico, e la cultura offre molto di più oltre ai libri Gabriel García Marquez. Sono colombiani, per esempio, alcuni tra imaggiori registi del Sudamerica, da Fernando Vallejo a Luis Alfredo Sánchez.
E nell’intento di restituire la pace alla propria nazione, il presidente Santos si è fatto promotore e firmatario di una legge di portata storica, la Ley de victimas y de restitución de tierras. È la prima volta che il Parlamento approva una norma per risarcire le centinaia di migliaia di vittime, soprattutto civili,della guerra che dal 1964 oppone lo Stato alla guerriglia marxista, decisa ad abbattere con la forza delle armi le disuguaglianze sociali (in Colombia il 45,5% della popolazione vive sotto la soglia di povertà).
Senza distinzione tra le vittime della guerriglia e quelle dell’esercito, tutti avranno diritto all’assistenza psicologica e sanitaria e a un indennizzo fino a 8 mila euro nei casi diassassinio di un parente, o di invalidità, o di sequestro. Sarà inoltre restituita la terra agli oltre 400 mila contadini fuggiti all’estero in seguito al conflitto. Si calcola che il numero totale dei rifugiati, residenti soprattutto in Ecuador e Venezuela, ammonti a due milioni.
La ley de victimas servirà a Santos anche per ridare credibilità al governo in quelle aree rurali dove è stata più fortel’influenza della guerriglia (che si sostituiva allo Stato finanziando i più poveri), e che secondo un recente rapporto del Programma dell’Onu per lo sviluppo (Unpd) sono state trascurate dal precedente governo di Uribe.
Anche nei confronti delle Farc, Uribe non era andato al di là della linea dura imposta dalla sua seguridad democratica, che pur avendogli dato notevoli successi militari, tra...