La Figura Del Prete In "Il Potere E La Gloria" Di Graham Greene

Graham Greene, Il potere e la gloria

Un’altra figura di prete vincente per la forza della sua fede è quella che emerge da Il potere e la gloria di Graham Greene (1904-1991), romanzo pubblicato nel 1940. Nel Messico degli anni Trenta, quando era in corso la rivoluzione e un processo di scristianizzazione, il prete si rivelerà vincente pur nell’indigenza, e come suggerisce l’immagine dicopertina nell’edizione Oscar Mondadori, ne esce come un Cristo, «umiliato ma non sconfitto»[1].
Le cattedrali e le chiese erano state rase al suolo, i preti costretti a sposarsi o uccisi, ai fedeli era stata vietata la professione di fede cattolica pena la vita. I capi della rivoluzione hanno proprio un senso di repulsione per tutto ciò che concerne la religione, dovuto anche alle situazioni di tensionecreate nel corso degli anni da entrambe le parti. Vogliono «eliminare dall’infanzia delle giovani generazioni tutte le cose avevano reso infelice la loro, la miseria, la superstizione, la corruzione».

Nel vedere gli abiti di mussola bianca, lo prese un sentimento che si sarebbe quasi potuto chiamare orrore: gli tornarono in mente il profumo di incenso nelle chiese della sua infanzia, i cerie i merletti e la presunzione e le esorbitanti richieste avanzate dai gradini dell’altare da uomini che non conoscevano il significato della parola sacrificio. I vecchi contadini si inginocchiavano davanti alle immagini sacre con le braccia aperte nel gesto della croce; sfiniti della lunga giornata di lavoro nelle piantagioni, riuscivano a spremersi fuori ancora un’altra mortificazione. E ilprete faceva il giro con la borsa delle elemosine, prendendosi i loro centavos, rimproverandoli per i loro piccoli peccati consolatori, senza niente sacrificare in cambio, a parte un minimo di indulgenza in materia sessuale.
[…] Il pensiero che esistessero ancora, in quel paese, persone che credevano in un Dio amorevole e misericordioso lo faceva impazzire di rabbia.
[…] Un giorno ci sidimenticherà che qui sia mai esistita la Chiesa.

Il prete protagonista della vicenda non ha nome, è chiamato soltanto il “prete-spugna” per la sua dedizione all’alcol; è in stato di peccato mortale perché ha avuto una figlia; sulla sua persona pende una taglia ingente, è ricercato e braccato dalla polizia e da delatori che aspirano di arricchirsi; è un fuorilegge, accusato di tradimento perché prete;tuttavia, insieme con l’unico prete sposato per costrizione, lui è la Chiesa. In sostanza, la storia narra la caccia all’ultimo prete rimasto in Messico che ha deciso di non abiurare. Ultimo anche perché peccatore e beone.
Nella speranza di varcare la frontiera fugge di continuo, lascia testimoni dietro di sé e cioè potenziali ostaggi, incarcerato per possesso di alcolici viene prestoscarcerato, mente a chi lo interroga, continua a bere ma anche a portare Dio a coloro che si pongono sulla sua strada chiedendogli messe, preghiere, battesimi, consigli.

Era da lui che prendevano Dio, Dio nella loro bocca. Senza di lui, sarebbe stato come se Dio, per tutto quel tratto dalle montagne al mare, avesse cessato di esistere.

Raggiunto il primo paese al di là della frontiera, scambia lachiesa per una caserma. È accolto festosamente dalla gente del posto che aveva sì ancora le chiese in piedi, ma che non vedeva un prete da almeno dieci anni. Celebra i sacramenti con tutta tranquillità, senza la preoccupazione dell’arrivo dei soldati. Era riuscito a mettersi in salvo e presto si sarebbe potuto confessare lui stesso.

La cosa più curiosa era che si sentiva sereno, quasicontento: non aveva mai veramente creduto in quella pace. L’aveva sognata così spesso, quando si trovava dall’altra parte, che adesso era priva di valore per lui, come un sogno, appunto.

Tuttavia, per la terza volta – era già avvenuto con un bambino dalla madre morente e con il mulatto a cui aveva lasciato la mula – non è capace di dire di no al grande sì che ha investito tutta la sua vita. Con...