Laicità
Le mutevoli dinamiche sociali e politicheimpediscono di cogliere, sul piano strettamente giuridico, un concetto di laicità che possa avere il carattere della determinatezza. Certi valori ideologici, pur formalmente affermati nel diritto, possono infatti "essere svuotati di contenuto e resi inoperanti da un costume sociale e da una volontà politica diversamente orientati" (*2). Sia l'analisi storico-giuridica, sia quella comparatisticaconducono a cimentasi con una determinata realtà storico-empirica e confermano la relatività sul piano politico dei concetti ideologici.
La dottrina ha da tempo superato la obsoleta posizione che ripudiava la comparazione come metodo di ricerca, per la sola ragione che "il diritto ecclesiastico è una disciplina eminentemente italiana" (*9). Secondo una visione più consona allo spirito dei tempimoderni si ritiene infatti che la comparazione abbia assunto un rilievo non secondario, "in quanto consente di superare i confini imposti dal concettualismo dogmatico, che troppo spesso ha caratterizzato lo studio del fenomeno religioso" (*10).
La laicità appare come un principio giuridico determinabile esclusivamente dal contenuto normativo ad essa attribuito da ogni singolo ordinamento. Ciòperché, "nel momento in cui cessano di essere neutre, le ideologie si presentano come una mistificazione eticamente condannabile, assumono un significato politico, costituiscono dei supporti di potere a servizio di un'idea" (*3).
Occorre quindi, in via preliminare, optare tra un approccio esegetico o un approccio sistematico all'analisi del principio di laicità. Se, dunque, alla qualificazione diquesto debba ricorrersi procedendo ad una costruzione teoretica, oppure si debba optare per un approccio sistematico, nel qual caso occorrerà necessariamente assumere come punto di partenza il dato normativo relativo ad ogni singolo ordinamento. Se certamente è da condividersi l'opinione per cui non è possibile ricostruire il concreto atteggiamento dello Stato in materia religiosa senza procedere adun'analisi del diritto positivo (*4), meno condivisibile, e probabilmente infruttuoso, sarebbe il lavoro di un giurista che rivolgesse la propria analisi al solo esame del diritto positivo.
Iniziamo a snellire il discorso, e lo facciamo muovendo da una duplice constatazione. La prima è che il termine laicità e il campo semantico che esso evoca fanno riferimento ad un insieme estremamente articolatoe complesso di situazioni, di giudizi di valore, di atteggiamenti in relazione ai quali non è rinvenibile un riscontro unitario. La seconda constatazione sta nel rilevare che l'idea di laicità, pur nell'indicata varietà e complessità dei suoi significati, risulta essere "un prodotto tutto contemporaneo" (*5). É allora scarsamente illuminante ogni ricerca volta alla ricostruzione, in prospettivastorico-terminologica o concettuale, del principio di laicità al di fuori del contesto della contemporaneità.
La scelta consiste allora nel ritenere che sia da privilegiare, nell'approccio alla complessa polisemia del principio di laicità, non la laicità in sé e per sé, cioè come dottrina o concetto astrattamente considerati, ma...
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