Le Fondazioni E I Partiti

Le fondazioni e i partiti: un rapporto complesso


Le fondazioni politiche sono una realtà relativamente nuova per l’Italia e, con l’eccezione della Germania, anche per l’Europa.
Il loro proliferare, che si osserva soprattutto a partire dagli anni Novanta, appare come un tentativo di sostituzione dei partiti, a cui pur sono collegate, in alcune funzioni ad essi tradizionalmenteattribuite. Le fondazioni, infatti, rappresentano, richiamando più o meno impropriamente il termine inglese think tank[1], il serbatoio di pensiero dei partiti o, soprattutto nel caso italiano, dei singoli leaders di partito, e concorrono alla formazione di idee e alla formulazione di proposte per l’elaborazione delle politiche pubbliche necessarie al governo di Paesi (o di realtà con diverso grado disovranazionalità) nel più complesso contesto della globalizzazione e del mondo post-ideologico.
Non è casuale la moltiplicazione in Europa delle fondazioni politiche all’indomani della caduta del Muro di Berlino: il fenomeno nasceva, infatti, dalla necessità di colmare il vuoto lasciato dalla crisi dell’ideologia socialista (unito al tentativo di conservare per quanto possibile il patrimoniodi riflessioni accumulate) cui in Italia si era aggiunta la crisi della cosiddetta Prima Repubblica che aveva travolto, e poi modificato, l’intero sistema dei partiti. I cambiamenti profondi, che la fine del confronto bipolare aveva scatenato o accelerato, e che produssero terreno fertile per la nascita e lo sviluppo di think tank europei, possono essere ricondotti, con Mattia Diletti, al“rafforzamento degli esecutivi anche in Paesi contraddistinti da forte parlamentarismo, l’indebolimento delle strutture di partito, la personalizzazione della politica, l’affermazione della figura di un modello di scienziato sociale un po’ più simile a quello americano,maggiormente coinvolto nel disegno delle politiche promosse dalle amministrazioni pubbliche, la nascita di un mercato dell’expertisealimentato dai mezzi di comunicazione di massa e dalla diffusione dell’informazione tramite Internet, attraverso il quale si è moltiplicata la proliferazione dell’offerta di informazione specialistica[2]”.
L’individuazione e la classificazione delle fondazioni politiche, in Italia e negli altri Paesi europei, è tutt’altro che agevole a causa dell’elevato numero e della varietà di forme giuridiche incui si sono via via articolate, ma, soprattutto a causa della difficoltà che si riscontra nel tener conto della complessità dei parametri da utilizzare per distinguerle dagli istituti di cultura politica o dai centri studi[3] (e spesso anche dagli stessi partiti). Pertanto, in questa sede si è scelto di adottare l’improprio ma utile ed esemplificativo analogismo con i think tank americani.
Lefondazioni italiane ed europee prese in analisi sono, dunque, in qualche modo collegate ai partiti o ai leaders di partito; che funzionano come “università senza studenti”, secondo la celebre definizione di Weaver (1989), si avvalgono del lavoro di accademici ed esperti, promuovono pubblicazioni scientifiche e convegni, e solo occasionalmente, si occupano di formazione attraverso summer school ewinter school; sono inoltre collegate con il mondo dell’impresa, da cui ricevono finanziamenti[4]; tendono a stringere relazioni con analoghi istituti, sia nazionali che di altri Paesi, non necessariamente appartenenti alla medesima area politico-culturale.
Per la caratterizzazione delle fondazioni italiane ed europee, di cui si sta trattando, quindi, all’analogia con i think tank si ritieneopportuno aggiungere la specificità del contesto storico in cui hanno cominciato a vedere la luce, che è diverso da quello americano (ben più lontano nel tempo, collocandosi agli inizi del ventesimo secolo); un contesto storico che rappresenta il turning point per eccellenza della storia contemporanea europea.
Le prime e più longeve fondazioni europee, quindi, nascevano proprio su input...