Lettera A Una Profesoressa
COMMENTO A "LETTERA AD UNA PROFESSORESSA"
"Lettera ad una Professoressa" è un libro scritto negli anni '60 da otto ragazzi della scuola di Barbiana: una scuola non di certo ortodossa gestita da don Lorenzo Milani. Questa scuola si trova in Toscana in una zona particolarmente difficile, a causa dell'economia locale fondata quasi esclusivamente sull'agricoltura, che porta ad avereragazzi che vivono in masi molto lontani dalla scuola, privi di genitori che li possano accompagnare e tanto memo di mezzi di trasporto pubblici. E' inevitabile che questi scolari si trovino in partenza svantaggiati dai loro compagni anche a causa delle loro minori competenze linguistiche ed è proprio questo il tema centrale del libro: la diseguaglianza che non solo esiste nella scuola, ignorando unodegli articoli fondamentali della Costituzione , ma addirittura che la scuola stessa tende ad alimentare. Il principali strumenti in mano della scuola per aumentare questa differenza sono il voto e la bocciatura nella scuola dell'obbligo. Per quanto riguarda quest'ultima commentano gli otto ragazzi: "Al tornitore non si permette di consegnare solo i pezzi che sono riusciti. Altrimenti non farebbenulla per farli riuscire tutti. Voi [insegnanti] sapete di poter scartare i pezzi vostro piacimento. Perciò vi contentate di controllare quello che riesce da sé per cause estranee alla scuola". Queste cause estranee alla scuola sono proprio i fattori ambientali come la famiglia di provenienza e la subcultura del proprio ceto sociale. La lamentela mossa alla scola dell'obbligo e cioè quella di nonfare il bene del ragazzo, ma al contrario di allontanarlo dalla scuola. La Costituzione garantisce infatti otto anni di scola obbligatoria, se tutto fila liscio questi anni dovrebbero corrispondere ai cinque di elementari più i tre di media. In realtà a causa delle bocciature, naturalmente più frequenti tra i ragazzi contadini, al termine degli otto anni ci si potrebbe trovare ancora senza licenzaelementare, ma già in grado di lasciare lo studio per il lavoro, sicuramente più desiderato dal ragazzo in quanto fonte di guadagno per la sua famiglia non di certo benestante. Il problema di base per gli alunni di don Milani è il programma ministeriale che si deve eseguire per intero nell'anno scolastico. Secondo i ragazzi questo programma è troppo approfondito, ritengono che per esempio lamatematica debba limitarsi alle applicazioni pratiche: "Il problema di geometria faceva pensare ad una scultura della Biennale: <>. Non esiste uno strumento che misuri le superfici. dunque nella vita non può accadere mai di conoscere le superfici e non le dimensioni. Un problema così può nascere solo dalla mente di un malato". Con l'uso di problemi simili non si fa altro che darsi pretesti per poterbocciare i bambini più in difficoltà, cioè quelli che invece più avrebbero bisogno di aiuto e di stima per raggiungere i compagni. E' un facile metodo per levarsi di torno del lavoro in più e per scaricarlo al collega della classe precedente senza rispetto per lo studente. Una discutibile proposta per risolvere la questione è quella di pagare gli insegnanti a cottimo: un tot ad alunno che sonoriusciti a portare alla classe successiva. Secondo gli autori del libro l'unico obbiettivo della scuola dell'obbligo deve essere quello di insegnare a parlar bene: "La lingua è formata da vocaboli di ogni materia per cui bisogna sfiorare tutte le materie u po' alla meglio per arricchirsi la parola. Essere dilettanti in tutto e specialisti solo nell'arte del parlare". Questo la filosofia che tanto lorodisprezzano insegna a chiamarlo erismo, l'arte dell'apparire anche quando non si è. Come se non bastasse, nonostante questo interessamento per la lingua, in un precedente capitolo del libro si critica aspramente l'insegnamento della grammatica, ritenuta inutile. Un altro argomento che sta molto a cuore degli autori è il libero sviluppo della personalità: "Guai a chi vi tocca l'Individuo. [...]...
Regístrate para leer el documento completo.