Licenciada

Introduzione

Comincia la storia della “e” che, prima di essere una lettera dell’alfabeto, era un semplice filo che congiungeva due mondi distanti, facendogli conoscere la possibilità del loro incontro e la potenzialità della loro relazione. Il simbolo della e corsiva fa da filo conduttore durante tutta la riflessione che viene proposta, ne è la chiave di lettura principale, per potercomprendere cosa significhi oggi sentire il bisogno di promuovere percorsi di educazione ambientale e cosa l’educazione al teatro può apportare a tale percorso, anzi, come l’arte teatrale stessa abbia una valenza educativa ecologica “nel suo stesso sangue”.
Dunque i primi passi vengono fatti dal ridiscutere alcuni significati delle parole che principalmente verranno usate durante l’elaborazione, perpoter creare un presupposto comune ed esplicitare al lettore e alla lettrice quali siano i punti di vista da cui ci si approccia ai termini e ai concetti proposti (educazione, ambiente, libertà, possibilità, teatro ecc). L’intento è di coltivare con vari semi un terreno e condividerlo, con l’augurio e la speranza (che è motrice) di cominciare una pluricoltura e quindi aprire lo spazio a semi di ognitipo da immettere nella terra perché possano sbocciare, nascere, come piante, nutrite da venti e piogge di vari sapori e intensità.
Le pagine che seguono nascono da un’utopia, nascono da un sogno dell’intrasoggettività dell’autrice. Nelle immagini appaiono esseri umani che camminano e si incontrano, alcuni camminano a piedi nudi. Il paesaggio è uno spazio naturale, non una metropoli, ma una cittàfatta di case, eretta nel rispetto del luogo in cui sorge. Vi sono animali che camminano liberi, che conoscono l’essere umano e non ne hanno paura perché si fidano di lui e di lei. Ci sono bambini che fanno correre anziani per giocare a nascondino, ci sono adulti che accompagnano bambini nel bosco per raccogliere insieme la legna. C’è una comunità, che la notte si raccoglie attorno ad un fuoco perperdere il senno di fronte alle stelle che la sovrastano. C’è musica, ci sono colori, ogni essere umano sperimenta tutto ciò che è possibile alla sua espressione, prova e si lascia ispirare, segue le sue affinità e le coltiva: la finalità è realizzarsi, intrasoggettivamente e intersoggettivamente, nell’essere uomini. C’è pace perché c’è benessere delle anime, c’è voglia, necessità di socialità,di mettere ed essere in comune. Non significa che non ci siano gli spazi privati. Il privato esiste ed è rispettato quanto il pubblico.
È “solo” un’immagine sopravvenuta istantaneamente, nel momento in cui rifletto sul mondo che mi piacerebbe abitare, ma è proprio attraverso l’attività del nostro immaginare che possiamo immetterci nel mondo, interagire con esso, cominciare un’azione in vista diciò che abbiamo immaginato: è proprio attraverso l’immaginazione che possiamo attuare un cambiamento concreto.
Ovviamente, è una “figura” che nasce dal mio pensiero condizionato (ma non determinato) dal mio vissuto, da ciò che ho conosciuto e incontrato lungo il cammino fino ad oggi, è sicuramente anche un’immagine culturale, che rispecchia forse alcuni stereotipi.
Ma propongo di uscire dallaconcettualizzazione e categorizzazione forzata, dal “giudizio a tutti i costi”. Consiglio un approccio silenzioso (che non ha nulla a che vedere con l’essere passivi), perché sospende le note di valore, una lettura che abbia fiducia nell’umiltà e nella semplicità dell’immagine descritta che non pretende e non aspetta nulla se non questo atteggiamento di disponibilità. E a chi potrà sembrare unafantasia sognatrice o banale addirittura, dedico una breve riflessione del poeta Fernando Pessoa: “Perché si muore? – Forse perché non si sogna abbastanza”[1].
Data la premessa, quei pochi accenni ad una possibile realtà, non appaiono come un sogno impossibile, non è immagine surreale, ma un’idea perfettamente realizzabile, anzi, che già in alcuni luoghi è realtà avviata e in sperimentazione. In...