Marinetti E Il Cinema Futurista

Marinetti e il Cinema.
Tra attrazione e sperimentazione.

Il Libro di Wanda Strauven offre nuove letture analitiche di documenti portati alla luce nel corso degli anni da alcuni storici del cinema futurista (tra cui Mario Verdone, a cui si deve la riscoperta del cinema futurista negli anni ’60, e Giovanni Lista, a cui si devono ricerche d’archivio e storiografiche sulla cinematografiafuturista) in vista di due scopi:
1) Il primo risiede nel tentativo di spiegare il paradosso della cinematografia futurista, che se da un lato è stata un vero fallimento durante il periodo eroico del futurismo e all’interno del movimento stesso, dall’altro è stata un totale successo nel contesto delle alte avanguardie storiche, in quanto trattando il cinema come oggetto teorico ed artistico le ideefuturiste hanno ispirato in varia misura le avanguardie europee successive;
2) Il secondo è invece volto a contestualizzare la cinmatografia futurista nella storia generale del cinema e stabilendo una linea di continuità evolutiva leggerla come la transizione tra il cinema delle origini (1986-1906) ed il cinema di sperimentazione avanguardistica degli anni ’20. Gunning infatti definisce ilcinema dell orgini come “cinema delle attrazioni” per sottolineare il fatto che tale concetto se da un lato evidenzia la dimensione esibizionistica e rinvia alla tradizione popolare del cinema come attrazione da fiera che presenta al pubblico una serie di vedute affascinanti per il loro potere illusorio, dall’altro anticipa la sovversione e la pratica avanguaristica dello choc che comincia proprio neiprimi anni del futurismo. Dunque poichè da un lato le idee innovatrici futuristiche ispireranno il cinema delle avanguardie successive e dall’altro recuperano molti motivi e molte tecniche del modo di rappresentazione primitivo è possibile leggere il documento tecnico/storico chiave della cinematografia futurista come un anello di congiunzione tra il cinema delle attrazioni e il cinema dellesperimentazioni.

DINAMISMO PLASTICO
La principale caratteristica della ricerca pittorica dei futuristi è data dal cercare tutte le possibili fasi del movimento ed il modo di rappresentare la sua velocità e la forza che si sprigiona dalla sua energia e dal suo dinamismo interiore nell’arte plastica, che per natura è immobile. Questo tema è stato affrontato in modo differente dal cineamatore GiacomoBalla e dal cinescettico Umberto Boccioni. Infatti se il primo per rompere con la pittura tradizionale ed uscire dai limiti del quadro storico, s’ispira alla cinematografia e agli studi cronofotografici di Marley (che miravano alla possibilità di registrare in un’unica immagine le varie posizioni di un soggetto in movimento) sviluppando così una sorta di cinegrafia pittorica volta a descrivere letraiettorie di uomini ed automobili in corsa scomponendo analiticamente i loro movimenti in diverse fasi che si succedono; il secondo si oppone nettamente a quest’idea di successione di movimenti scoposti, frammentati e discontinui per promuovere piuttosto una tecnica che restituisca un’oggetto vissuto nel suo divenire dinamico cioè che dia la sintesi delle trasformazioni che l’oggetto subisce nelsuo moto assoluto (che è il movimento specifico dell’oggetto a prescindere dal fatto che sia effettivamente in moto o in riposo) e nel suo moto relativo (che riguarda le trasformazioni che questo oggetto subisce). In particolare Boccioni ispirandosi al concetto di durata o tempo eterogeneo che costituisce il nucleo della teoria filosofica di Bergson ed è intesa come un processo indivisibile incui i diversi stati di coscienza: presente, passato, futuro, compenetrano l’uno nell’altro, mira a dare una forma concreta a tale concetto di durata rappresentando in un’unica figura tanto la continuità nello spazio quanto l’energia interna di un corpo. Boccioni traduce tale dinamismo per rappresentare:
• L’espansione del corpo nello spazio
• Simultaneità e compenetrazione di piani
Un...