Pascoli

Páginas: 6 (1260 palabras) Publicado: 18 de octubre de 2012
Antonio Cázares Covarrubias
Corso di poesia

Giovanni Pascoli
Giovanni Pascoli è nato nel 1855 a San Mauro di Romagna, Bologna. É una delle figure maggiori della letteratura di fine Ottocento. La prima parte della sua giovinezza fu tormentata da una serie di lutti familiari. Suo padre venne ucciso quando Giovanni aveva dodici anni, l`assassiniorimase impunito. Poco dopo la morte del padre il Pascoli perse anche la madre e le due sorelle, e la famiglia cadde nella miseria. I suoi studi si svolsero dapprima ad Urbino, al Collegio Raffaello ed in seguito a Firenze. Poi si iscrisse alla facoltà di lettere di Bologna, dopo aver vinto una borsa di studio sostenendo l’esame con Carducci, di cui sarà allievo. Pascoli rappresenta un momentotransitorio tra Ottocento e Novecento. Continuità e rottura, tradizione e innovazione si contemperano in lui in modo equilibrato da farne l’ultimo poeta classico e il primo dei moderni. Si avvicinò al socialismo, ma dopo l’arresto per "grida sovversive", abbandonò la politica simpatizzando negli ultimi anni per il nazionalismo. Laureatosi nel 1882, fu insegnante di greco e latino nei licei di Matera,Massa e Livorno, dove si riunì alle sorelle Ida e Maria. Dopo il 1906 subentrò al Carducci nella cattedra di letteratura italiana di Bologna che tenne fino al 1911. I suoi libri più importanti sono: Myricae (1891), Poemetti (1897), Canti di Castelvecchio (1903), poemi conviviali (1904), Nuovi poemetti (1909) ed il suo discorso del 1911 a favore della colonizzazione libica (La grande proletaria siè mossa). Muore pochi mesi dopo aver pronunciato questo discorso, a Bologna il 6 aprile del 1912.[1] Anche in latino Pascoli aveva scritto numerosi testi, lungo tutta la sua carriera, che vengono raccolti in due volumi postumi: Carmina.

I dolori della tragedia famigliare, la conoscenza della povertà e delle idee socialiste, insieme alla permanenza in carcere, dotarono il poeta di una fortesensibilità e di un grande senso di umanità, trovabile nella sua produzione poetica. Pascoli era un personaggio malinconico, rassegnato alle sofferenze della vita e alle ingiustizie della società, forse per questo seppe conservare un senso profondo di umanità e di fratellanza. Caduto l'ordine razionale del mondo in cui aveva creduto il positivismo[2], il poeta, di fronte al dolore e al male chedominano sulla terra, recupera il valore etico della sofferenza che ridimisce gli umili e gli infelici, capaci di perdonare i propri persecutori.
L´attività saggistica è spressa nel suo scritto di poetica Il fanciullino, celebre saggio apparso in parte nella rivista “Il Marzocco” nel 1897 e poi in forma più ampia nella raccolta di saggi e conferenze diversi Miei pensieri di varia umanità(1903).

“Lavandare”
Il poema Lavandare piú che un poema, è lo scenario su cui il poeta proietta uno stato d´animo perduto e malinconico, quello della campagna autunnale, con i suoi colori tristi (v.v. 1) e con gli echi della fatica umana. I sensi del poeta captano le immagini e le voci della natura tutta intorno: un campo appena arato, un aratro abbandonato in mezzo al campo, i rumoriprodotti dallo sciacquìo delle lavandare anche sono parte del paesaggio. Il tutto, però, invece di dare luogo a una serena descrizione, finisce per caricarsi di significati particolari e di profonde suggestioni e l’ immagine dell'aratro in mezzo al campo (v.v.1,2) diventa simbolo di abbandono e di desolazione. Quindi, il componimento è percorso da un sottile senso di malinconia, espresso prima alleggere nebbie autunnali e dopo dal canto dell’ innamorata che canta l’abbandono dal suo uomo.
Pascoli durante la sua opera tratta vari temi come ad esempio l’amore per la natura o per le piccole cose. La caratteristica che accomuna molti dei suoi scritti, come “maggese e nero”, “Romagna” e in questo caso “Lavandare” è quella di utilizzare immagini apparentemente semplici, povere, per...
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