Pepnators

Páginas: 6 (1261 palabras) Publicado: 7 de diciembre de 2010
Il silenzio
Vi è mai capitato quel momento di grazia in cui, stando nel profondo silenzio, si avverte una specie di sinfonia o di coro dalle innumerevoli voci? Il silenzio non è sempre, come sembra, una assenza di eloquio, potrebbe anche essere un modo di accogliere, tramite le vibrazioni della nostra struttura umana le voci dell'infinito cosmo. 'Vogliamo un tuo discorso', dissero un giorno aBuddha i suoi discepoli. Buddha prese un fiore e si alzò tenendolo in mano in silenzio. Fu quello il famoso 'sermone dei fiori' da cui trasse origine il buddhismo zen, questa grande scuola del silenzio, che prima o poi, in una forma o in un'altra, l'uomo occidentale dovrà decidersi a frequentare. La parola che illumina nasce dal silenzio come il fulmine nasce dalla nube. Il senso della parolainfatti non è di trasmettere, è di comunicare, e cioè di rilevare ciò che sta oltre la parola. Le parole occultano o svelano, trasmettono comandi o comunicano amore
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da peacelink
Il luogo privilegiato in cui il Dio “nascosto” parla al cuore dell’uomo “nascosto”.
Il silenzio
La parola veramente comunicativa fiorisce ai confini dell’homo abscunditus e ne rivela le potenzialità sospese sul filotra il possibile e l’impossibile. Solo così ci è dato immaginare la dimensione inedita che ferve nell’uomo in attesa di trovare luogo.
Balducci Ernesto
Fonte: Il grido dei poveri
23 marzo 2005
Ci sono autori ispirati capaci di influenzare nel profondo la vita interiore del lettore, di sollecitare le corde più intime dell’animo umano, dischiudendo orizzonti inediti, in una sorta di epifania delsublime. Nel tourbillon del vaniloquio che caratterizza la grande “lesione cerebrale” della comunicazione globalizzata, è arduo ascoltare parole sapide di senso, che comunicano all’uomo della modernità, disorientato ed insoddisfatto da overdosi di effimero, segmenti d’Assoluto. Un autore che mi ha particolarmente impressionato per le sue lungimiranti idee planetarie alle quali attribuire dignitàantropo-genetica in senso evolutivo, dissentendo dagli schemi sclerotizzati dell’ortodossia teocratica del pensiero cattolico, è Padre Ernesto Balducci, una delle menti illuminate dell’Italia del secolo scorso, “un prete meno pretesco che si possa mai incontrare” (come lo definì Sergio Zavoli), la cui più profonda aspirazione era di non essere altrimenti che “un uomo” fra gli uomini. Un uomo - comeamava definirsi - “planetario, che è anche uomo ‘post-cristiano’, nel senso che non si adattano a lui determinazioni che lo separino dalla comune degli uomini”. Un articolo di alto profilo dell’intellettuale toscano, apparso su un periodico nel 1992, affronta il tema del silenzio, luogo privilegiato in cui il Dio nascosto parla al cuore dell’uomo. Eccone uno stralcio dal testo originale.
«Vi èmai capitato quel momento di grazia in cui, stando nel profondo silenzio, si avverte una specie di sinfonia o di coro dalle innumerevoli voci? Il silenzio non è sempre, come sembra, una assenza di eloquio, potrebbe anche essere un modo di accogliere, tramite le vibrazioni della nostra struttura umana le voci dell’infinito cosmo. ‘Vogliamo un tuo discorso’, dissero un giorno a Buddha i suoidiscepoli. Buddha prese un fiore e si alzò tenendolo in mano in silenzio. Fu quello il famoso ’sermone dei fiori’ da cui trasse origine il buddhismo zen, questa grande scuola del silenzio, che prima o poi, in una forma o in un’altra, l’uomo occidentale dovrà decidersi a frequentare.
La parola che illumina nasce dal silenzio come il fulmine nasce dalla nube. Il senso della parola infatti non è ditrasmettere, è di comunicare, e cioè di rilevare ciò che sta oltre la parola. Le parole occultano o svelano, trasmettono comandi o comunicano amore. Esse hanno una storia in cui si riflette l’ambivalenza dell’uomo governato da due pulsioni, quella dell’aggressività e quella della comunione.
“In principio era il logos, la parola”, sta scritto. Ma si potrebbe dire altrettanto bene che in principio era il...
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