Peste Nera
Le reazioni collettive di fronte alla catastrofe sono testimoniate in alcune famose pagine del Decameron di Giovanni Boccaccio. Infatti le prime pagine contengono unamemorabile descrizione dell’epidemia: colpisce anzitutto la precisione con cui sono descritti non solo gli aspetti fisici del contagio, ma anche i suoi effetti psicologici. I modi di reagire alla catastrofeerano vari, ma tutti esprimevano un identico smarrimento di fronte al misterioso meccanismo dell’epidemia. La peste, secondo Boccaccio cancella ogni ordine sociale e civile, annulla i freni morali eabbatte l'autorità delle leggi umane e divine. La malattia, afferma Boccaccio, si diffuse da Oriente a Occidente ma si manifestò in modo diverso. Mentre in Oriente faceva sanguinare il naso, aOccidente provocava dei rigonfiamenti, noti come “gavaccioli”, sull’inguine o sotto le ascelle. Talmente il rimedio dell’uomo era vano che il gavacciolo era sinonimo di morte imminente. Con il passare deltempo si verificò un ulteriore peggioramento della situazione: non solo il toccare o il parlare con gli infermi provocava il morbo, ma anche toccare i loro panni o qualunque altra cosa toccata da essi.Come reagiva il popolo?
Una prima categoria di persone non affette dalla malattia, viste le circostanze, teneva, ovviamente, lontano gli infermi, stava attenta a non parlare a nessuno e vivevamoderatamente senza concedersi lussi particolari, essi rimanevano in casa, non volendo sentire alcuna storia sui malati. Una seconda categoria, nettamente in contrasto con la prima, viveva beffandosi ditutto, bevendo e mangiando senza misura e controllo, girovagando per taverne e case, giorno e notte, ritenendo che questo comportamento fosse la medicina giusta. Una situazione intermedia era quella messain atto dalla terza categoria di persone: essi non si concedevano troppo al mangiare o al bere come la seconda categoria, né vivevano troppo moderatamente come la prima; essi uscivano per la città...
Regístrate para leer el documento completo.