Rebora

Páginas: 33 (8099 palabras) Publicado: 24 de febrero de 2013
Clemente Rebora

O poesia nel lucido verso- Frammenti lirici, pezzo XLIX

L’architettura di questo componimento appare semplice ed ordinata. I 10 versi iniziali, infatti, sono perfettamente suddivisibili in 2 cinquine, ognuna aperta da un vocativo a cui s’aggancia un complemento di luogo ( O poesia, nel lucido verso [v.1]; O poesia, nel livido verso [v.6]) e comprendente una quartinacomposta da 4 proposizioni relative. I versi a capo dell’una e dell’altra serie sono quasi identici, fatta eccezione per i soli aggettivi, che sono “lucido” nel primo caso, “livido” nel secondo. Tra loro si istituisce un rapporto sia di somiglianza tonale e sonora che arriva quasi all’omofonia, sia di netto contrasto semantico, giocato in attinenza al paradigma della luce, sulla coppia di oppostichiaro-scuro e brillante-opaco.
I versi che compongono le due quartine replicano 8 volte il pronome “che”, incatenando una lunga sequenza anaforica. Nella prima sventagliata il verbo immancabilmente chiude, preceduto per anastrofe dal complemento oggetto e da quello di specificazione o di luogo; nella seconda, invece, il verbo apre come di norma, seguito dal complemento oggetto e da quello dispecificazione o di luogo.
Due endecasillabi succedono al novenario inaugurale(“Che l’ansietà di primavera esalta”, “Che la vittoria dell’estate assalta”) prima di lasciare il testimone a tridecasillabi (“Che speranze nell’occhio del cielo divampa”, “Che tripudi sul cuor della terra conflagra”).
Al novenario nel quale la poesia si veste di un “livido verso”, invece, sono collegati altri due novenari(“che sguazza fanghiglia d'autunno”, “che spezza ghiaccioli d'inverno”); e poi il passo s’accorcia e le battute si fanno più frequenti per l’insorgere di senari raddoppiati in dodecasillabi (“che schizza veleno nell' occhio del cielo”, “che strizza ferite sul cuor della terra”).
Appare chiaro come nella cinquina d’abbrivio il tempo sia stagionale, calendarizzato nella primavera e nell’estate,mentre lo spazio è quello del cielo e della terra, entrambi distinti antropomorficamente: il primo con la citazione dell’occhio che richiama tradizionalmente il sole, la seconda con la citazione del cuore che rinvia ai valori del radicamento, della stabilità e della protezione.
Nella cinquina successiva il tempo è consecutivo, per cui si sposta sull’autunno e sull’inverno mentre resta invariatal’ambientazione.
La progressione temporale delinea l’impianto d’azione della poesia, la quale per il verso che scintilla “lucido” acuisce “l’ansietà di primavera” e dunque fomenta il nuovo, nonostante ansietà sia un sostantivo che indica una assenza di garanzia di obiettivi sicuri; e poi porta contrasto alla “vittoria dell’estate” , come indica il verbo “assalta”, che contiene un impetoparticolare, infondendo nell’io la voglia di resistere e di recuperarsi in un ruolo attivo.
Invece per il verso che si incupisce “livido” la poesia “sguazza”, e cioè sommuove la “fanghiglia d’autunno” , ed emette stridìi allappanti, come lascia intuire lo “spezza” che ha per oggetto i “ghiaccioli d’inverno” . Nell’economia di questo novenario la chiamata all’ascolto ha quindi una funzione preminente; essafa scaturire un paesaggio di ghiaccio che ricopre il soggetto individuale e quello collettivo, ibernandoli; e ciò sebbene lo “spezzare” prometta di schiudere un faticoso spiraglio. Questa poesia, inoltre, disegna “intorno all’occhio del cielo” le occhiaie e le rughe che tornano spesso nella ritrattistica dell’espressionismo e che rendono lo sguardo spiritato ed ostile: tutto ciò in “schizzaveleno” al 9° verso ed infine, in un gesto di crudeltà, “strizza ferite sul cuor della terra”, additando una condizione lesa, di dolore universale.

Soltanto al 12° verso viene pronunciato il verbo e prende così corpo la proposizione reggente, dopo che alla catena delle subordinate è succeduto il segmento iniziale costituito da un complemento di vocazione e da uno di luogo “O poesia nel verso...
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