Tesi Radiotv Spagna

Riassunto
Radio e tv in Spagna: passato, presente e futuro

La tesi vuole essere una disamina il più obiettiva possibile della complessa evoluzione di radio e televisione in Spagna, nonostante la parzialità inevitabile delle fonti in cui ci si imbatte nel tentativo di ricostruire eventi così marcatamente politici come quelli che hanno segnato la storia di questo settore.
Si articola in treparti, più introduzione e conclusione brevissime. La prima parte, quella del quadro storico generale, parte dalla guerra civile e dall’affermazione della dittatura franchista, che da subito utilizza la radio come mezzo di propaganda, ponendo fine all’anomalia spagnola vigente fino al 1937, che vedeva una radio con capitale e logiche commerciali.
Lo stato gestisce l’aspetto tecnico e contenutisticodi questa straordinaria risorsa, e solo nel 1951 rilascia concessioni ai privati, anche se con forti imposizioni finanziarie e ideologiche.
Il ’56, in ritardo rispetto al resto d’Europa, vede la nascita della televisione, inizialmente limitata nello spazio (prettamente madrilena) e nelle ore.
Gli anni ’60 sono caratterizzati dal boom di consumi e delle entrate pubblicitarie, nonché da unperiodo di controversa apertura del regime, in cui concessioni a posizioni critiche si accompagnano a dossier e incarcerazioni dei giornalisti. Senza dubbio però vengono potenziate la produzione nazionale televisiva e cinematografica, eliminata formalmente la censura preventiva e creati statuti e istituzioni ad hoc.
La decade successiva, che vede il primo governo democratico di centro, vede comeavvenimenti principali gli scandali dovuti alla predominanza lasciata al partito di governo durante la campagna elettorale del ’76, nonché l’emanazione dello Statuto Ufficiale di Radio e Televisione, che stabilisce la funzione di servizio pubblico del mezzo, ma che non risolve due problemi ancora presenti: la nomina governativa del direttore generale (il primo, dell’UCD, è Fernando Castedo), e lacontraddizione tra funzione sociale e crescente incidenza pubblicitaria.
Nei 14 anni di governo (1982-1996), il partito socialista non scioglie tali nodi, anzi per quanto riguarda il secondo si eliminano le sovvenzioni statali a RTVE, ormai capace di finanziarsi autonomamente, e la programmazione è scelta con criteri soprattutto commerciali.
In questo periodo nascono le televisioni private, anche secon forti limitazioni anti-concentrazione e soggette al controllo gestionale da parte dell’amministrazione. Le stesse tv private sono colpite dalla forte crisi che colpisce il settore nella seconda parte del periodo socialista, e si ritrovano piene di debiti e con una scarsissima produzione propria.
Nei successivi 8 anni di governo Aznar, la politica è ancora protagonista del mercatoradiotelevisivo, con parziale privatizzazione dei mezzi pubblici, e accuse di facilitazione alle aziende vicine al governo (Telefonica) rispetto ad altre (gruppo Prisa).
Ancora una volta il governo sceglie il direttore generale e si incarica di adeguare la situazione Spagnola alle direttive europee. Nonostante un clima economico di importante ripresa, i servizi pubblici soffrono un forte calo di entrate, acausa anche della concorrenza delle tv private, arricchitesi grazie all’abolizione dei limiti antitrust e all’acquisizione della miriade di televisioni private locali, nate illegalmente ma poi normalizzate dall’amministrazione. Iniziano i primi impulsi alla digitalizzazione.
Il governo Zapatero è anch’esso al centro di scandali: nel settore radiofonico, l’aumento dei limiti di concentrazione èvisto come un’agevolazione al gruppo Prisa, che si fonde con Antena 3 Radio. In quello televisivo viene creato il Consiglio per la riforma dei mezzi di comunicazione, che, appoggiato dalle maggiori televisioni d’Europa, suggerisce al governo una diminuzione della pubblicità, maggiore accesso a gruppi sociali, aumento degli investimenti e una struttura fortemente parlamentare del CdA di RTVE....