Laurea

SNIDHER

Snidher arrivava sempre accompagnato da un cielo plumbeo e minaccioso, sfondo sul quale la sua losca figura si stagliava perfettamente, incorniciato in una sorta di quadro tetro e surreale nel quale era l'assoluto protagonista.
Portava con sé, nel suo viaggiare eterno, un'unica valigia nera di pelle e un ombrello così scuro da sembrare essere stato intinto nel nero gaietto, uncappello inamidato calcato sulla testa e un completo scuro perfettamente stirato.
Calcava le strade con passo sicuro nonostante il suo viso rivelasse che gli anni trascorsi su questa terra dovessero essere molti, talvolta fischiettava nel vento gelido di tramontana una strana melodia che l'orecchio umano percepiva a mala pena e che faceva accapponare la pelle tutta.
Snidher era un mangiatore di anime.Non si occupava personalmente del trapasso, giungeva a fatto compiuto, quando il corpo ancora tiepido manteneva una certa attrattiva per l'appena dipartito proprietario, che di solito rimaneva a gironzolargli intorno con lo sguardo instupidito e perplesso.
Snidher allora entrava in scena con la sicurezza dell'attore consumato e senza prestare particolare attenzione alla fiumana di domande chel'anima di turno gli rivoltava contro, posizionava la sua valigetta su un ripiano e con l'abile gesto dei pollici faceva scattare le chiusure che saltando la facevano dischiudere come un funesto fiore scuro. A quel punto, l'etereo interlocutore di solito chiudeva la bocca fantasma e si avvicinava per guardare meglio, curiosi fino a dimenticare di essere morti, sporgevano lo sguardo dentro la valigiaallungando il collo trasparente, Snidher talvolta controllandosi le unghie aspettava il momento migliore, poi di colpo apriva l'ombrello che spingeva violentemente il malcapitato oltre il limite di sicurezza facendolo capitombolare dentro la bocca scura aperta e famelica. Poi pochi gesti celeri e sicuri e tutto tornava al suo posto, ombrello nell'incavo del braccio, valigia alla mano destra.Ora, suppongo vi sareste immaginati una scena più cruda, visto il titolo del nostro Snidher, mangiatore di anime, in effetti, all'inizio della sua carriera era costretto a farlo fisicamente, doveva proprio mangiarle, con conseguenti indigestioni e dolori vari, poi finalmente il salto di qualità ed era salito di rango, e adesso aveva a disposizione un contenitore sicuramente più comodo e consono cheil precedente.
Quelli erano altri tempi, ormai era considerato un veterano e un maestro nell'arte del divorare.
Anche l'inferno ha le sue leggi e le sue gavette da fare, e anche se potrà apparirvi strano da credere non ci sono favoritismi né maniche larghe da quelle parti, niente incompetenti sul campo, l'umanità insegna.
Viaggiava solo, di terra in terra, di città in città, ovunque fossechiamato a raccogliere anime sporche, mai una piega, mai uno sbuffo, ligio al suo dovere fin nel midollo. Shnider conosceva la condizione umana ma non era mai stato parte di essa, la contemplava con occhi distaccati, la sezionava come un esperto macellaio senza mai porsi inutili domande morali, quelle erano cose per i piani alti, a lui importava solo svolgere ciò per cui era stato creato, non possedevapassato né futuro, aveva solo quello, il suo sporco lavoro.
Ora però, accadde che un giorno, inaspettatamente, nel mondo di Snidher entrasse l'imprevisto. Dio stesso si trovò a dover fare i conti con un arcangelo che un bel giorno decise di puntare i piedi e sconvolgere le regole del gioco, perciò se è successo a Lui...
Si ritrovò tra le mani un lavoretto facile e rapido, un insulso tagliagoledi periferia che si era beccato una pallottola in mezzo agli occhi, Snidher arrivò sul luogo del delitto sbucando da una pesante e fosca bruma, spedito come un treno merci si diresse incontro lo spettrale spettatore che lo attendeva ignaro, gironzolando intorno a quello che era stato il suo corpo terreno. Sta mettendosi all'opera quando un sommesso singhiozzare lo distrae, si volta stizzito in...