Quale Paradigma Di Management Tra Burocrazia E Post-Burocrazia?

CAPITOLO 1

1.1

“Non sono le specie più forti quelle che
sopravvivono e nemmeno le più intelligenti,
ma quelle maggiormente in grado
di rispondere al cambiamento”
C. DARWIN

La crescente intensità del dinamismo e della concorrenza, cui hannoassistito i mercati dei prodotti,
ha dato origine tra il 1980 e il 1990 ad una serie di profonde implicazioni evolutive in materia di gestione strategica. Tale dinamismo si caratterizza per la grande varietà e variabilità dei contesti, all’interno dei quali opera l’impresa odierna e che, come si evince nella storia dello sviluppo economico, non registra precedenti. “Nuova Economia”. Questa èl’espressione introdotta negli Stati Uniti a partire dagli anni ‘90, con l’intento di lasciar trasparire un taglio netto col passato e raffigurare a pieno nuovi scenari economici, in cui l’innovazione diviene il principale fattore nei processi di creazione del valore. Imprenditori e manager si vedono pertanto costretti ad attuare continui processi di innovazione, nella fattispecie necessari per assicurare lasopravvivenza delle imprese (Sicca, 2003). A tal proposito, con il termine innovazione si fa riferimento all’abilità delle imprese a rispondere, prima e meglio degli altri, alle esigenze dell’ambiente esterno; la medesima capacità fa riferimento all’intera organizzazione, la quale dovrà essere concepita secondo una matrice darwiniana (Montironi, 1999), ovvero dovrà essere “maggiormente in gradodi rispondere al cambiamento”. Questo modo di essere impresa è reso possibile unicamente dalla presenza di un management, orientato e ampliamente propenso al cambiamento, inserito pertanto in un contesto organizzativo che premia idee e soluzioni, migliorando il grado di soddisfazione globale. La vecchia idea di impresa “contenitore” tende, nel mondo moderno, ad essere sempre più soppiantata danuove realtà organizzative, che vanno affermandosi in sostituzione di categorie logiche del passato, non più in grado di rappresentare la realtà. Si sviluppa così un modello di impresa, edificato su una molteplicità di relazioni, di varia natura, in cui l’importanza della conoscenza è assunta come un fattore di successo. Ogni struttura organizzativa dovrebbe essere impostata in modo tale da favoriree promuovere l’apprendimento continuo al suo interno. Tale assunto porta a concepire l’impresa come un sistema cognitivo, capace cioè non solo di incoraggiare l’apprendimento permanente, ma anche di conseguire il successo attraverso l’acquisizione, l’elaborazione e la generazione di conoscenza all’interno dell’organizzazione, là dove essa sia necessaria e si traduca rapidamente in cambiamenti nelmodo di agire, sia al suo interno che all’ esterno. Dunque, il fattore più rilevante non è tanto la tecnologia, quanto quello umano, o meglio le risorse umane, maggiori depositarie della conoscenza ed indispensabili per competere in un mercato globale come quello attuale. Affinché sia fonte di successo, la conoscenza deve essere gestita considerando il capitale intellettuale alla stregua dellealtre risorse. Si parla oggi pertanto di “gestione della conoscenza” (knowledge management), pratica gestionale che prevede la creazione e la diffusione della conoscenza, sia all’interno dell’impresa sia tra organizzazioni diverse e che coniuga alla capacità di trasferire la stessa in attività generatrici di valore, in nuovi prodotti e servizi (Montironi, 1999). Il knowledge management, affinchésia realizzato con successo, necessita di un’organizzazione che presenti al suo interno un sistema sociale, in grado di creare un clima di fiducia reciproca, stima e rispetto tra i lavoratori. Come sostenuto da Canonici nell’ambito di uno studio sulla gestione della conoscenza, alla base di tutto bisogna creare un ambiente che incoraggi il personale a “donare” il proprio sapere ed a strutturare...