Suicidio en la adolescencia

CAPITOLO PRIMO
IL SUICIDIO NELL’ADOLESCENZA

1. ETA’ ADOLESCENZIALE : ASPETTI INTRODUTTIVI

L’adolescenza è un periodo di evoluzione durante il quale vengono svolti specifici compiti a livello biologico, psicologico e sociologico, e sono acquisiti gli strumenti per entrare nella vita adulta.
L’adeguato superamento di tali compiti delle singole fasi evolutive, poggia sull’aver assoltocompiti specifici dei periodi precedenti, e conduce all’integrazione della struttura della personalità dell’individuo, permettendogli di divenire autosufficiente come un adulto (Lidz, 1971, 319).
L’adolescenza è un processo di transizione, un arco di tempo in cui l’individuo passa dallo stadio dell’infanzia a quello della maturità. Questa transizione si realizza grazie ad alcune pressioni di diversanatura. Alcune sono interne, come quelle fisiologiche ed emotive, altre sono esterne all’individuo e possono essere rintracciate nei coetanei, nei genitori, negli insegnanti e in generale nella società. Tali pressioni possono accelerare il ritmo dello sviluppo, oppure agire da freno. Comunque è l’interazione delle forze esterne ed interne che contribuiscono al successo o al fallimento nelpassaggio alla maturità (...............).
Tra le teorie dello sviluppo che studiano l’adolescenza ha assunto una posizione di rilievo la psicologia dell’arco della vita. Essa sottolinea che l’ambiente in cui avviene lo sviluppo comprende, non solo la famiglia, ma anche il contesto geografico, storico e politico nei quali l’individuo vive. La famiglia ed il soggetto crescono parallelamente,influenzandosi continuamente, cioè la maturazione del giovane determina effetti nell’ambiente familiare e viceversa. Oltre all’interazione tra individuo e famiglia, quest’ultima effettua continui scambi col mondo esterno (Coleman e Hendry, 1992, 29, 31).
Il principio maggiormente innovativo è relativo alla concezione secondo la quale è il singolo individuo a determinare il suo sviluppo, egli è “un agenteattivo”. Da questa prospettiva emerge che l’adolescente è pensato sia come stimolo che determina reazioni diverse da parte dell’ambiente, che come un elaboratore che dà significato ai comportamenti altrui, che come agente che compie azioni, che effettua scelte ed influenza gli eventi (Lerner, 1985, 355-356). Tradizionalmente l’adolescenza, sia secondo la prospettiva psicanalitica che sociologica, èstata caratterizzata come un’età tempestosa, un’età piena di conflitti, i quali sconvolgono l’equilibrio del soggetto. Ma spesso le ricerche fatte sugli adolescenti mostravano una contraddizione : l’adattamento del ragazzo ai mutamenti di quest’età non si traduceva in conflitti, o in un’instabilità generale della personalità dell’adolescente.
Coleman, attraverso la teoria focale, ha tentato dirispondere al perché l’adolescenza costituisce per alcuni individui un periodo difficile, ma per la maggior parte, senza negare i processi di adattamento, risulta essere un periodo di relativa stabilità. Secondo il modello focale, nei diversi momenti del processo adolescenziale, l’individuo affronta pattern particolari di problemi : per esempio, il cambiamento dell’aspetto corporeo, il conflitto con igenitori, l’orientamento verso un ambito professionale, il desiderio di essere accettati dal gruppo di coetanei. Viene evidenziato che l’interesse del giovane, riguardo i problemi che gli si presentano, raggiunge la punta massima in momenti diversi del processo adolescenziale. Gli adolescenti non potrebbero risolvere tali problemi se dovessero affrontarli tutti insieme e in uno stesso arco ditempo, ma affrontandoli uno alla volta hanno la possibilità di recuperare, dopo ogni momento di coinvolgimento emozionale intenso la forza psicologica.
Quindi è probabile che coloro che affrontano più di un problema alla volta rischiano di non uscire dal disagio che sperimentano e di incontrare difficoltà non facilmente superabili in base alle forze che hanno a disposizione (Coleman e Hendry,...