William Monter - Riti, Mitologia E Magia In Europa All'Inizio Dell'Età Moderna

Páginas: 22 (5290 palabras) Publicado: 15 de febrero de 2013
WILLIAM MONTER – RITI, MITOLOGIA E MAGIA IN EUROPA ALL’INIZIO DELL’ETÀ MODERNA

«I diversi culti del mondo romano erano considerati dal popolo tutti ugualmente veri, dal filosofo tutti ugualmente falsi, dal magistrato tutti ugualmente utili. In tal modo la tolleranza produceva non solo una mutua indulgenza, ma anche una concordia religiosa». Così Edward Gibbon si esprime nell’intenzione didelineare un profilo idealizzato degli imperatori stoici del II secolo. Ma, in effetti, altro non è che ciò che i philosophes dell’età dei Lumi vollero intendere con i termini “tolleranza” e “superstizione”.
Gli studiosi sono piuttosto concordi nel ritenere che, nel II sec., l’Impero tollerò, appunto, talune superstitio almeno finché non contrastassero con la morale comune o nella misura in cuinon interferissero con l’ordinamento amministrativo romano e con le pratiche religiose ufficiali.
Anche per quel che concerne il trattamento degli ebrei, la politica romana fu quella di concedere loro protezione da parte dell’autorità ufficiale, tassazione separata e grande autonomia. Gli ebrei, nel periodo dell’Impero, godettero di un trattamento privilegiato: fu loro permesso di professare ilproprio culto ed esentarsi da quello dell’imperatore romano a cui doveva essere solo corrisposta un’imposta speciale. Questa convivenza, a dir il vero, non facile tra giudaismo e impero romano servì da modello per il successivo trattamento dei primi cristiani.
Anche per quanto riguarda l’astrologia e molte altre pratiche magiche, esse ebbero un ruolo importante nella vita dei romani, dallo schiavoall’imperatore: la divinazione e le connesse pratiche di magia facevano comunemente parte della vita quotidiana.
È forse vero che Gibbon abbia operato una simile analisi con l’intento di proiettare nel passato alcuni elementi a lui coevi: si pensi all’Inghilterra in cui egli viveva, dove le minoranze cattoliche e protestanti erano escluse dall’università e dal parlamento e dove gli ebrei nonerano riconosciuti come cittadini benché ivi nati e cresciuti.
Questo testo si propone di ripercorrere il cammino della “superstizione” e della “tolleranza” dal 1500, subito dopo la scoperta dell’America e l’espulsione degli ebrei dalla Spagna e la loro forzata conversione avvenuta in Portogallo.

La cristianità, agli inizi del ‘500 si presentava come una sorta di unica entità culturale, conleggere varianti regionali nelle pratiche religiose popolari. Il problema, in effetti, è comprendere la “qualità” di tali pratiche religiose e, soprattutto, quale fosse il grado di istruzione religiosa presente nel popolo. Si prenda, come esempio, le Fiandre: a seguito dello studio di alcuni documenti contabili parrocchiali, la popolazione, in generale, si presentava ortodossa e osservante, ma lamaggior parte dei fiamminghi non partecipava alla funzione domenicale o di altre feste comandate; teneva, invece, in gran conto la Settimana Santa e la Quaresima. Questi periodi erano contornati da una serie di usanze e consuetudini quali, ad esempio, quello di non pagare debiti superiori ai trenta denari durante la Settimana Santa. Di certo, la colpa non è da addebitarsi al popolo, bensì ad unclero numeroso, sì, che di certo compiva i suoi riti a dovere, ma senza spiegarne per lo più il significato ai fedeli che continuavano a pregare ma senza ben distinguere quale fosse il discrimine tra sacro profano: a questo si appellarono i vari Umanisti cristiani del 1500 a partire da Erasmo da Rotterdam. In risposta alle accuse del teologo olandese, Lutero precisò che l’erudizione non è la pietàed è proprio da quest’assunto che si fa partire l’analisi di quella pietà popolare che ebbe corso nella cristianità tardo-medievale. Innanzitutto, è interessante notare come il culto della Madonna fosse più importante di quello di Cristo: a parte i santuari dedicati a qualche santo, nei luoghi in cui di questi erano conservate le ossa, nel tardo medioevo, in particolare in quelle zone dove il...
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