Cenni storiografici sulla tecnica dell'affresco
Nell'iter accademico la pratica personale della pittura ha incontrato e sperimentato varie tecniche, alla ricerca di un linguaggio appropriato alle intenzioni artistiche. La connessione tra tecnica e linguaggio ha trovato nel dipingere a fresco lo sviluppo che meglio si confà alla ricercaespressiva individuale.
Al tempo stesso ha aperto una finestra su un universo della storia della pittura che porta con sè uno dei più vasti bagagli di conoscenza e una delle più antiche tradizioni pittoriche, se non forse la più antica. Nasce allora l'esigenza di affrontare un rapporto con la storia. Un rapporto stretto, diretto, inteso a rivivere le esperienze del passato per appropriarsene eritrovarle nel presente.
Nella modernità la pratica dell'affresco ha perso progressivamente il suo ruolo centrale. Ciò ha determinato un nuovo modo di entrare in relazione con la sua storia: si tratta di un rapporto che per alcuni versi possiamo definire indiretto, differito, e che fa perno sulla tecnica del restauro.
Sicchè nella formulazione di questo studio due strade differenti si sonoproposte come vie di avvicinamento all'apprendimento dell'affresco sotto l'aspetto tecnico: le conoscenze emerse dal restauro degli affreschi, e la tradizione tramandata dalla trattatistica di autori coevi alle varie epoche considerate. Si è data particolare importanza agli scritti originali, cercando di coglierne lo spirito, e di entrare nel vivo dei problemi che gli artisti hanno affrontato, e quindilo studio prende la forma di un viaggio attraverso i periodi della storia e la loro letteratura.
L'antichità
L'Egitto e la Grecia attraverso il trat-tato di Plinio La pittura ad affresco propriamente detta, consiste in una tecnica che fa uso di un intonaco fresco. I colori vengono fissati non dalla loro penetrazione nella porosità della parete, come talvolta erroneamente è stato detto, madalla reazione della calce spenta, contenuta nell'intonaco, con l'anidride carbonica dell'atmosfera, che dà luogo ad una sottile pellicola di carbonato di calcio, la quale fissa i colori in maniera permanente.
Molti esempi della pittura romana ed egiziana, vengono erroneamente classificati come pittura ad affresco per il semplice fatto di essere dipinti su parete ma, la sede antica delle verepitture eseguite a "buon fresco", era Creta.
Studiando gli esempi di pittura parietale a Pompei, emerge una serie di ragioni che contraddicono i principi dell'affresco. Un esame chimico-fisico evidenzia che alcuni colori, quali il cinabro, l'azzurro e il nero, non hanno subito la tipica aggressione della calce idrata. Bisogna piuttosto considerare lo stretto rapporto tra la pittura romana e quellagreco egizia, testimoniato dalla letteratura classica. Le opere dai colori smaglianti realizzate a Pompei, all'apparenza sembrano non avere alcuna connessione con la pittura parietale egizia, ma in realtà sono frutto delle stesse tecniche pittoriche. Lo stesso Plinio, raccontando la nascita della pittura greca, ne indica le origini nel lontano Egitto.
In alcuni esempi della pittura egiziana, tracui spiccano le opere tombali della XVIII Dinastia, si possono ritrovare le stesse caratteristiche di brillantezza viste a Pompei. Un aspetto alquanto particolare e rivelatore, è che la pittura egiziana che solitamente è opaca, talvolta presenta delle macchie di colore brillante che al tatto danno la stessa sensazione di cera che si può avere toccando le pareti di Pompei.
Sicuramente a Pompei...
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