Sobre el dos

Páginas: 32 (7871 palabras) Publicado: 12 de mayo de 2010
La legge di complessità-coscienza
Gianluigi Nicola - Consigliere delegato dell’Associazione Teilhard de Chardin
Al termine della sua principale opera, Il fenomeno umano, Teilhard ha posto, indicandolo come “Riassunto o post-fazione” un breve testo intitolato “L’essenza del fenomeno umano”, articolato in tre proposizioni di cui qui utilizzerò le prime due.
1- Un mondo che si avvolge o la leggecosmica di complessità-coscienza.
Ci siamo recentemente familiarizzati, alla scuola degli astronomi, con l’idea di un universo che, da qualche miliardo di anni (soltanto), starebbe espandendosi in galassie a partire da una specie di atomo primordiale. Tale prospettiva di un mondo in stato di espansione è ancora discussa: ma non verrebbe in mente ad alcun fisico di respingerla, perché viziata dauna qualsiasi filosofia o da un qualsiasi finalismo. Non è male avere sotto gli occhi un esempio del genere per comprendere, nello stesso tempo, l’importanza, i limiti e la perfetta legittimità scientifica dei punti di vista che vengono qui proposti.
Nella sua più pura essenza, la sostanza delle molte pagine precedenti si riduce alla semplice affermazione che, se l’universo ci appare, dal puntodi vista siderale, in via di espansione spaziale (dall’infimo all’immenso), del pari, e più nettamente ancora, esso si presenta a noi, dal punto di vista fisico-chimico, in via di avvolgimento organico su sé stesso (dall’estremamente semplice, all’estremamente complesso) e tale avvolgimento particolare di “complessità”, si trova sperimentalmente legato ad un correlativo aumento diinteriorizzazione, cioè di psiche o coscienza.
Nello spazio ristretto del nostro pianeta (il solo per ora in cui sia possibile studiare la biologia), la relazione strutturale qui osservata tra complessità e coscienza, è sperimentalmente incontestabile e nota da sempre. Ciò che rappresenta l’originalità della posizione adottata in questo libro, è il fatto di porre questo presupposto: la proprietà particolare,posseduta dalle sostanze terrestri, di vitalizzarsi sempre di più, man mano che sempre maggiormente si complicano, non è che la manifestazione e l’espressione locale di una deriva altrettanto universale (e probabilmente ancora più significativa) di quelle, già identificate dalla fisica, che spingono gli strati cosmici, oltreché ad espandersi come un’onda, a condensarsi corpuscolarmente sotto l’effettodelle forze elettromagnetiche e gravitazionali, oppure a dematerializzarsi per irradiazione. Queste varie derive sono probabilmente (un giorno potremo riconoscerlo) strettamente correlate tra loro.
Se così è, ne consegue che la coscienza, definita sperimentalmente come l’effetto specifico della complessità organizzata, supera di molto lo spazio, oltremodo ristretto, entro il quale i nostri occhiriescono a distinguerla direttamente.
Da una parte, in effetti, persino laddove valori piccolissimi o medi, di complessità rendono la coscienza rigorosamente impercettibile (cioè a partire e al di sotto delle grandissime molecole), siamo logicamente indotti ad ipotizzare, in ogni corpuscolo, l’esistenza rudimentale (allo stato di un qualcosa di infinitamente piccolo, cioè di un qualcosa diinfinitamente diffuso) di una certa quale psiche, esattamente come il fisico ammette e potrebbe calcolare, i cambiamenti di massa (del tutto impercettibili ad un’esperienza diretta) che si producono nel caso dei movimenti lenti.
D’altro lato, quando nel mondo, in seguito a svariate circostanze fisiche (temperatura, gravità…), la complessità non riesce a raggiungere valori che permetterebbero ad unairradiazione di coscienza di influenzare i nostri occhi, noi ci sentiamo spinti a ritenere che, se le condizioni diventassero favorevoli, l’avvolgimento, arrestato per un momento, riprenderebbe subito la sua marcia in avanti.
L’universo, ripeto, osservato secondo l’asse della complessità, nella sua totalità come in ciascuno dei suoi punti, è in una continua tensione di ripiegamento organico, su...
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