Dante

Páginas: 6 (1489 palabras) Publicado: 3 de diciembre de 2010
DANTE - A GUIDO CAVALCANTI


Guido, i' vorrei che tu e Lapo ed io
fossimo presi per incantamento
e messi in un vasel, ch'ad ogni vento
4 per mare andasse al voler vostro e mio;

sì che fortuna od altro tempo rio
non ci potesse dare impedimento,
anzi, vivendo sempre in un talento,
8 di stare insieme crescesse 'l disio.

E monna Vanna e monna Lagia poi
con quella ch'èsul numer de le trenta
11 con noi ponesse il buono incantatore:

e quivi ragionar sempre d'amore,
e ciascuna di lor fosse contenta,
14 sì come i' credo che saremmo noi.


1) Guido… mio: Guido, io vorrei che tu, Lapo e io fossimo rapiti (presi) per incantesimo e messi su un vascello (vasel, in origine diminutivo di “vaso”; qui designa la nave magica di mago Merlino, di cuisi parla nei romanzi arturiani, e sulla quale si vive continuamente nella gioia e nel divertimento) che andasse per mare, qualunque fosse il vento (ad ogni vento) obbedendo solo alla nostra volontà (al voler vostro e mio), in modo che (sì che) la tempesta (fortuna, latinismo) o altro tempo avverso (rio) non potessero esserci di intralcio (dare impedimento), ma al contrario, vivendo noi sempreinsieme in un’unica volontà (in un talento), crescesse sempre più il desiderio (disio) di stare insieme. Il destinatario del sonetto è Guido Cavalcanti (che risponderà a sua volta con un sonetto, declinando malinconicamente l’invito). Lapo è, probabilmente, il notaio e poeta Lapo Gianni de’ Ricevuti; alcuni studiosi leggono però «Lippo» e pensano a un altro poeta, Lippo Pasci de’ Bardi, anch’egli incontatto con Dante.
2) E monna… incantatore: E poi il buon mago (incantatore) mettesse (ponesse) insieme con noi madonna (monna) Vanna (la donna amata da Cavalcanti, ricordata anche nella Vita nuova [q™G12]) e madonna Alagia (Lagia, la donna amata da Lapo), insieme con quella donna che occupa il trentesimo posto (con quella ch’è sul numer de le trenta). Dante aveva scritto un’epistola in versi(ora perduta) che elencava le sessanta più belle donne di Firenze. Non si sa chi fosse la trentesima, ma non era certo Beatrice, che occupava il nono posto (cfr. Vita nuova, cap. VI); è possibile che si trattasse della prima donna dello schermo [q™G4].
3) e quivi…saremmo noi: e su quel vascello (quivi) parlare (ragionar) sempre d’amore, e ciascuna di loro fosse contenta, così come credo che losaremmo noi.

G17 - Analisi del testo

Livello metrico
Sonetto con rime incrociate nelle quartine e invertite nelle terzine, secondo lo schema ABBA, ABBA, CDE, EDC. Questo schema metrico, frequente in Cavalcanti e spesso ricorrente nelle poesie della Vita nuova [G6b, G10, G13b], presenta nelle quartine una serrata omofonia tra le rime. Nella prima terzina si succedono invece tre versi privi dirima, che vengono poi specularmente riproposti dalla seconda terzina; tra le due rime in C sono interposti ben quattro versi. Ma l’effetto di rottura dell’omofonia è in questo sonetto temperato dagli stretti rapporti che legano le rime in A delle quartine (-io) e le rime in C delle terzine (che presentano le stesse vocali in ordine invertito: -oi) e, ancor più chiaramente, dalla somiglianza tra lerime in B delle quartine (-ento) e le rime in D delle terzine (-enta, con variazione della sola vocale finale).

Livello lessicale, sintattico e stilistico
Tema del componimento è il desiderio, il sogno: lo testimoniano, tra l’altro, parole-chiave come «talento» (v. 7) e «disio» (v. 8), o una parola come «contenta» (v. 13) che si riferisce alla realizzazione del desiderio. La rappresentazionedella situazione desiderata è introdotta dal condizionale «vorrei» del v. 1, dal quale discende una catena sintattica rigorosissima, che si snoda lungo due proposizioni oggettive coordinate (vv. 1-3), da cui dipendono (oltre alla relativa dei vv. 3-4) le due consecutive della seconda quartina (l’ultima delle quali regge a sua volta due altre subordinate: «vivendo sempre in un talento» e «di...
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